La giornata successiva fu molto dura perché dovettero aggirare la prima delle cateratte del fiume. Dov’erano giunti, ci doveva essere stata una spettacolare cascata perché lo spazio di caduta era proprio immenso. Khalfani cominciò a spiegare a tutti che il corso del Nilo erano interrotto da questi salti d’acqua che non permettevano una navigazione completa del fiume. Questo impose una scelta ai ragazzi. Era impossibile, infatti, poter aggirare l’ostacolo con il carro e i quattro buoi, che tra l’altro era stanchissimi per il lungo viaggio. Arrivati in una piccola oasi prima di salire in stretti sentieri, nascosero in mezzo la vegetazione il carro e presero il necessario in piccole sacche che caricarono sopra i due cavalli. Salutarono i quattro buoi. Specialmente Neith e Ngozi rimasero un po’ più di tempo: erano molto legati alle bestie, poiché insieme ne avevano passate di tutti i colori e condiviso mille avventure. Non li vollero legare. Li lasciarono invece liberi rassicurandoli che sarebbero tornati e che avrebbero avuto bisogno ancora del loro aiuto. I buoi fecero dei segni di intesa come se avessero capito qual era la loro missione: rimettersi in forma per riportare a casa i loro amici. Attraversarono quella che una volta doveva essere una rigogliosa foresta. Fecero una grande fatica. Più volte i cavalli rischiarono di scivolare e cadere lungo i ripidi dirupi. Solo grazie all’impressionante forza fisica di Gahaiji questo non accadde. Ad un certo punto, Anippe si fece male ad una caviglia e non poté più camminare. Khalfani le spalmò una pomata medicinale che gli aveva dato la nonna: subito il gonfiore sparì ma la ragazza non riusciva a camminare comunque. Il gruppetto non si poteva permettere di restare fermo per troppo tempo in un luogo così esposto e pericolo. Allora Gahaiji si offrì di portarla sulle spalle. Anippe era perplessa, ma Issa la convinse. Salì in groppa al ragazzo che diventò la persona più contenta del mondo: non sentiva fatica anzi si muoveva ancora più agilmente di prima. Issa gli passò vicino e gli strizzò l’occhio. Il ragazzo contraccambio con un silenzioso grazie. Tornati sul piano, Anippe ricominciò a camminare e così la marcia del gruppo si fece più spedita.