21 – SORVEGLIATI E RAGGIUNTI


 

Non era facile condurre il carro e non lo era di certo seguire il percorso tortuoso dell’alveo vuoto del fiume. In più c’era sempre il pericolo di essere attaccati dalle guardie reali mandate dalla Regina. I ragazzi si divisero i compiti: Issa e Gahaiji sarebbero andati a cavallo in perlustrazione per controllare eventuali difficoltà nel percorso, possibili attacchi nemici e a tempo perso avevano anche il compito di cacciare qualcosa; Neith e Ngozi si sarebbero occupati di condurre il carro e di sostenere i buoi in ogni momento. Le due principesse erano così indaffarate a preparare il cibo, a fornire il vestiario per tutti e ad assicurarsi che tutto filasse per il meglio. A Khalfani, invece, il compito di tracciare la via più sicura per il cammino e di studiare strategie di difesa e attacco nei luoghi dove si fermavano per accamparsi e trascorrere la notte. Egli nei momenti che rimaneva solo con Salama aveva ricopiato su dei papiri molti dei disegni della caverna, specialmente quelli che indicavano tutta la strada del Nilo dalle sorgenti fino a gettarsi nel mare. Malgrado tutto, le prime due giornate erano filate anche troppo lisce. Grazie ad una sapiente propaganda negativa, con il discorso che erano usciti dalla capitale e potevano diffondere idee pericolose in giro, Keket organizzò in maniera esemplare una caccia ai ragazzi sapendo per certo il loro percorso. Nel momento in cui Issa e Gahaiji si allontanarono, le due ragazze si accorsero di movimenti strani nelle vicinanze. Appena arrivati, i due in cavallo raccontarono la loro sensazione di essere osservate. Era molto probabile che da Tebe avessero mandato in avanscoperta alcune spie per capire spostamenti e gli orari nei quali era più facile attaccare. La Regina e il suo Visir avevano dalla loro parte il dio delle tenebre. Tuttavia, i ragazzi avevano dalla loro gli dei del bene e se era vero, come nonna Salama aveva detto, che credendo nella loro forza e potenza del bene allora non partivano sconfitti, bensì avevano parecchie frecce nella loro faretra. Accampatisi per il riposo notturno si erano appostati per capire in quale momento avrebbero attaccato. Passarono tutta la notte in guardie, ma non accadde nulla. Alle prime luci dell’alba il loro carro era stato circondato da centinaia di uomini armati. Gahaiji prese la sua spada ma Khalfani lo bloccò, proponendo invece di affidarsi agli dei. Il ragazzo sapeva in cuor suo che questa era la loro volontà e che questa certezza li avrebbero aiutati a proseguire il cammino. Khalfani tirò fuori una pergamena e cominciò a recitare una formula magica. Non si interessò minimamente degli ultimatum delle guardie reali e continuò a leggere la scrittura. Nessuno si mosse da vicino il carro. I ragazzi si ritrovarono tutti ricoperti da delle luminose armature. Partì la carica degli uomini del Visir ma nessun attacco andava a segno, anzi ogni colpo sferrato ritornava aumentato di forza contro colui che lo dava. Nel giro di pochi minuti tutti i soldati fuggirono feriti correndo verso la capitale e urlando che contro gli dei non si poteva combattere. I ragazzi erano contenti e si felicitarono con Khalfani il quale disse che il merito non era suo e che non bisognava abbassare la guardia perché questo era solo l’inizio.